Docente: Cecilia Monge, Ordine Psicologi della Toscana
La comunicazione e le competenze sociali sono tra le competenze chiave di cui, secondo la direttiva europea 2006/962/CE, tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione (Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio “Relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente”, 2006). In questo senso, i social network rappresentazione una chance o un’insidia?
Spesso i giovani sostengono che i gruppi virtuali che accomunano i compagni di classe offrono una non trascurabile opportunità per migliorare la comunicazione tra i pari. Affermano infatti che alcuni argomenti sui quali talvolta può risultare difficile parlare con i compagni “in carne e ossa” invece defluiscano con minore imbarazzo quando la comunicazione è mediata dai social network.
Sappiamo però che la dimensione virtuale della comunicazione del gruppo classe può risultare problematica in quanto amplifica, senza argini e senza vie di fuga, fatti “reali” accaduti nelle aule.
La comunicazione virtuale si configura come un mondo “ai margini” della scuola (come lo è anche il tempo d’attesa fuori dal cancello al mattino o quello del viaggio in autobus) sul quale spesso l’istituzione viene sollecitata ad intervenire per arginare o punire condotte potenzialmente lesive nei confronti degli studenti. Per le scuole è impossibile sottrarsi anche se il problema, proprio in virtù della sua collocazione “ai margini” dell’istituzione, sfugge alle sue regole. Come viene affrontato questo argomento nelle scuole Europee?
La lezione punta a promuovere negli studenti una consapevole riflessione sulle incidenze positive e negative che, la comunicazione veicolata dai social network, produce sulla qualità delle relazioni con i compagni e sul clima scolastico.